Chi lascia e Chi viene lasciato

Di solito chi lascia è il cattivo. Questo è per l’opinione comune. Ci si immagina che chi è stato lasciato è una vittima, viceversa un carnefice. Il povero della situazione è quello che ‘ha subito’, quindi, ma non è mai così. In un processo di separazione, tra chicchessia, si è responsabili entrambi. Si cambia strada quando si sta male nelle cose, si cambia strada, soprattutto, quando si prova profonda disistima verso chi ci ha accompagnato per una parte del viaggio, perché a tutto c’è rimedio, ma mai alla mancata stima. Non si può amare senza questa componente, né tanto meno ricucire nulla. Di norma è molto più facile stare nelle cose, trascinare situazioni, che capovolgerle del tutto, ripartire da zero, ricominciare, mettere il punto e andare a capo. Chi viene lasciato ha contribuito di gran lunga al processo di allontanamento di chi lascia. Nessun essere umano che sta bene lascia, tolto chi è sempre in cerca di storie nuove e di avventure. E’ difficile accettare i propri fallimenti, ma più facile puntare il dito verso l’altro. “E’ colpa sua se è successo questo”: la classica frase del cazzo pronunciata da chi non si mette mai in discussione e pensa sempre di aver ragione. La responsabilità esterna a se stessi è l’unica fonte dove si disseta chi è povero di spirito, ma il tornaconto è elevato, serve per stare meglio, per vivere sereni, per ripetersi “io non c’entro”. Se qualcuno ci lascia domandiamoci il perché questo è accaduto , in cosa siamo stati manchevoli, cosa abbiamo sbagliato. Riconoscere limiti e responsabilità ci consentirà di vivere meglio la prossima storia d’amore.