A Graziella, la mamma di Elena Aubry

Ne sento tante di disgrazie . Pane quotidiano. Quando capito ‘ a tua figlia e appresi dalla stampa le tue azioni, il tuo voler commutare il dolore in fatti concreti , il tuo desiderio di proteggere gli altri dalla sofferenza allo stato puro, il tuo cercare di fermare la macchina della morte , facendo qualcosa per qualcun altro, visto che non hai potuto per chi ti appartiene, allora mi sono fermata su di te , più che su qualunque altro porti la tua pena . Nessuna madre sopravvive alla morte di un figlio e se le tocca lo può fare in due modi: vivendo da morta vivente o, attraverso la sublimazione del dolore,impegnando ogni giorno della vita a lottare. Il lutto non scompare, da lì tutto si nutre, da lì tutto parte, ma per il bene altrui, per rendere viva la memoria. La memoria è un’ arma a doppio taglio, da una parte riempie il cuore di passato, dall’ altra svuota il futuro e ingessa il presente, con il macigno più grande: l’ assenza. L’ assenza è un buco senza fondo, un vuoto incolmabile, un pozzo buio e profondo nel quale tu ti immergi ogni volta che scrivi e ti rivolgi a lei. Leggendo le tue parole mi si toglie il respiro e nel ruolo di madre vivo un dolore riflesso che pesa. Pesa come ogni sillaba, ogni fotografia di ciò che è stato , di ogni notte insonne . La notte acuisce ogni cosa, come le giornate di festa. Ci si ferma, ci si riunisce, si stacca la spina dalla folle corsa contro il tempo, chissà diretti dove, poi. La tua resilienza , seppur forzata , arriva dritta al cuore. Sta arrivando un anniversario brutto , un giorno che marca la fine della vita e al tempo stesso un inizio di privazione. In quel giorno, come in tutti quelli passati e quelli a venire, non sentirti sola. C ‘ è un mondo di persone che platonicamente , virtualmente e soprattutto empaticamente , ti tengono stretta in un abbraccio, per sostenerti , confortarti . Sappi che sono tanti gli esseri umani che non pensano solo a se stessi e al loro vissuto, e che prima di andare a letto si sentono fortunati e al tempo stesso un po’ tristi, perché ce ne sono altrettanti che non lo sono. Sono convinta che Elena, essendosi liberata del corpo, essendo divenuta essenza , come per tutte le persone che non ci sono più , oltre ad albergare nella mente e nel cuore , vive al tuo fianco. Non puoi parlare con lei , non puoi vederla, ma puoi percepirla . A volte penso a chi è cieco, sordo e muto. Sono convinta che nonostante sia privo dei sensi più importanti, possa lo stesso sentire emozioni e pensando a questo , penso anche a tutte le cose che ha fatto Elena per dimostrarti che lei c’ è ancora . Si è fatta riportare a casa, dopo quella ‘disavventura’ terribile , che non capita di frequente e a tutti….. Pensa solo a questo ! Un grande abbraccio Graziella , mamma che quando ride arriccia il naso , mamma che si entusiasma dei progressi, delle conquiste e di ciò che è stato, oltre che di ciò che potrebbe essere. Nel dolore molti fanno emergere rabbia e cattiveria . Il dolore trasforma i più in peggio, inaridisce , indispone , rende distaccati e freddi , ma non proprio tutti. Ognuno tira fuori quello che ha già dentro e questi sentimenti sono lontani da te , donna altruista , donna che cerca il bene sempre. Ti confesso che non riesco sempre a leggere quello che scrivi . Dopo poche righe spesso abbandono . E’ dura sentire il dolore altrui, farsene carico emotivamente. Devi avere un certo distacco che purtroppo io non posseggo. Tutto questo per dirti che ti sono vicina . Oggi, domani e quel brutto giorno che sta per arrivare. Con affetto. Luciana