Di: Luciana Gesualdo
La procreazione medicalmente assistita, se da una parte regala la gioia della genitorialità, dall’altra può contribuire a creare distanze incolmabili nelle coppie e annientare tutto quello che ruota attorno alla ricerca della maternità o della paternità in maniera naturale e spontanea.
Si , perché chi programma di avere un figlio non lo fa solo razionalmente, a tavolino, ma anche con incontri d’amore finalizzati al caso di specie, al netto della bellissima e quanto mai entusiasmante possibilità di non avere remore o timori altri, se non la piacevole e leggera possibilità di unirsi all’altro in maniera libera e consapevole.
Quando le cose non vanno come devono andare si ricorre alla scienza, che dà una grande mano, ma di contro trascina soprattutto la donna in un vortice di esami strumentali e accertamenti di ogni sorta, punture, farmaci che portano a uno stress psico fisico senza precedenti e un’aspettativa che, se disillusa , arreca uno stato continuo di angoscia, frustrazione e dolore per non aver raggiunto l’agognato obiettivo.
Questo aspetto si ripercuote necessariamente sulla coppia e inconsciamente si avverte magari anche un pizzico di rabbia nei riguardi del partner che presenta una problematica più o meno determinante, presto superata se si ha la freddezza d’animo di comprendere che un tempo, quando una coppia non aveva figli si parlava di incompatibilità di coppia quale causa. Se ci si pensa è reale, perché un uomo puo’ o meno avere problematiche relative a conformazione e motilità che incontrando ambienti più o meno viscosi o strutture fisiche più o meno idonee possa o meno rappresentare un problema. Questo per dire che è sempre il melange tra esseri umani a fare la differenza in tutto e per tutto.
Resta il fatto che la poesia, la magia, l’emozione che ruota attorno all’incontro d’amore non esiste più. Si entra in un vortice di date , di esami, di prelievi, di monitoraggi, di iniezioni che alterano lo stato della natura, di anestesie, di pick up, di embriotransfer e di spese che non volgono al termine. E nella fortuna di avvalersi del progresso scientifico e di arrivare a dama dopo “x” tentativi andati male si scavano distanze incommensurabili nelle coppie. Nelle fasi più blande di inseminazioni intrauterine artificiali si assiste a qualcosa di veramente duro da sopportare, quando attraverso monitoraggi vengono suggeriti giorni, orari, movimenti da tenere per favorire la buona riuscita di un processo.
Nel mio piccolo ritengo che questi siano percorsi dolorosi, certo non sono malattie, ma segnano l’inizio della fine dei rapporti, se non ben consolidati e riducono la relazione fisica a qualcosa di meccanico e di razionale , aspetto veramente terrificante.
Al contrario, se si riesce nell’intento, dopo tanto sacrificio, soldi spesi, manipolazioni e disillusioni, quando poi si stringe tra le braccia il frutto del sacrificio tutto questo viene dimenticato, diviene tabula rasa nella vita di una donna. Resta latente la distanza, che in molti casi non è più colmabile, una distanza di corpi sfruttati , di corpi motore , di corpi senza anima che finiscono per non trovarsi più. Questo potrebbe non accadere a tutti ovviamente, ma ognuno descrive il sentire di un vissuto che ha pesato e le emozioni scaturite da percorsi che di gioioso hanno il frutto finale del sacrificio. Manca, per fortuna non per tutte le gravidanze, l’effetto sorpresa, l’effetto scoperta che fortunatamente per una seconda possibilità può arrivare ed è veramente bellissimo sentirsi sorpresi , con il cuore che batte a mille , quando si apprende che qualcuno è venuto ad abitare dentro di te senza giri pindarici, senza lotte intestine, senza lacrime, senza fatica.